La Sesta Sezione Penale della Corte di Cassazione, con sentenza n. 1178/2024, si è pronunciata in ordine al reato di cui all’art. 319 c.p., c.d. corruzione propria per un atto contrario ai doveri d’ufficio. Nella pronuncia in commento, il Supremo Consesso ha offerto interessanti spunti relativamente ai termini del pactum sceleris, proprio dei reati corruttivi, valorizzando il necessario sinallagma che deve intercorrere tra l’atto d’ufficio e la conseguente (indebita) utilità, da ultimo soffermandosi sull’attività discrezionale della Pubblica Amministrazione, ove la corretta qualificazione tra corruzione propria ed impropria sottende necessariamente ad una valutazione dell’interesse pubblico effettivamente perseguito.

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