La prima blockchain fu introdotta, nel 2008, ad opera di Satoshi Nakamoto (pseudonimo di un autore la cui identità è tuttora sconosciuta) ed implementata l’anno seguente, con l’obiettivo di fungere da “libro mastro” (registro di tutte le transazioni) della nascente valuta digitale bitcoin.

L’impatto normativo che la stessa ebbe fu del tutto inappropriato in quanto si trattava di adeguare gli interi sistemi bancari ed economici, ancora impreparati a questa svolta tecnologica, tutt’oggi in costante sviluppo.

La digitalizzazione – soprattutto durante il periodo pandemico – ha radicalmente cambiato i concetti di mercato, vendita e modalità di progettazione di prodotti e servizi, realizzando una vera e propria rivoluzione non solo in ambito informatico, ma anche economico-sociale, con inevitabili riflessi sul contesto aziendale.

Ad oggi, dunque, in materia di governance aziendale, l’imprenditore non potrà non riesaminare i processi interni adeguandosi al progresso tecnologico ed alle nuove frontiere del cosiddetto diritto 4.0.

Con il presente articolo si affronterà, brevemente, il tema dell’impatto dei più recenti sviluppi tecnologici in materia di blockchain sulla compliance 231 e sulla governance aziendale.

Del resto, anche in virtù del nuovo PNRR varato dall’Italia, la compliance sta attraversando un cambiamento epocale, che si intensificherà ancor di più a causa delle nuove disposizioni legislative – specie quelle internazionali – che renderanno più complesso il quadro regolamentare, cui tutte le imprese saranno chiamate ad adeguarsi.

In quest’ottica, anche il fenomeno delle blockchain avrà per i prossimi decenni un posto di massimo rilievo nella catena produttiva nazionale.

Tale tecnologia, infatti, non è limitata alla sola commercializzazione della moneta telematica che tutti conoscono come bitcoin, ma potrebbe contribuire – grazie all’intelligenza artificiale – ad una sensibile riduzione dei costi aziendali e di compliance con un conseguente miglioramento delle attività all’interno delle imprese.

I suddetti miglioramenti all’interno delle aziende potrebbero essere determinati non solo dal corretto utilizzo dell’intelligenza artificiale, ma anche dalla vera essenza della blockchain, ovvero la creazione di un database interno immutabile e protetto crittograficamente tale da consentire la gestione su “macroscala” di transazioni e scambi di dati in maniera del tutto sicura e riservata.

Esemplificando, qualora un’impresa intendesse dotarsi di una tecnologia blockchain, ben potrebbe vedere ridotto il rischio di attacco informatico, in quanto l’hacker che intendesse violare il sistema informatico dovrebbe hackerare l’intera catena (chain) che a livello informatico è impenetrabile.

Gli aspetti positivi riguardanti la tecnologia in esame, dunque, non mancano per l’imprenditore, chiamato ad un costante aggiornamento anche dei sistemi di prevenzione dei reati.

Proprio su quest’ultimo punto la regolamentazione normativa della blockchain pare ancora carente. In effetti le Direttive internazionali non sembrano aver risolto le problematiche riguardanti fattispecie penalmente rilevanti quali la lotta alle frodi nazionali ed internazionali, la manipolazione dei mercati nonché l’alto rischio di riciclaggio.

Ci si chiede, dunque, se in assenza di tale disciplina l’imprenditore possa comunque sfruttare il lato positivo della blockchain in ottica compliance 231.

La risposta a tale interrogativo sembrerebbe positiva in quanto tale tecnologia oltre a possedere una rilevante efficienza e velocità nei processi consente all’imprenditore la possibilità di “blindare” qualsiasi dato riservato senza che allo stesso possa accedervi alcuno, senza l’autorizzazione del titolare del database appositamente creato.

Proprio la creazione di tale database ben potrebbe costituire un vero e proprio supporto per gli Organismi di Vigilanza e per la Direzione aziendale, che più facilmente potrebbero svolgere le proprie mansioni e vigilare sulle operazioni e procedure interne con costante aggiornamento sulle attività aziendali.

Ne consegue che non solo l’azienda potrebbe implementare i propri livelli di sicurezza, ma anche semplificare costi e attività in un’ottica di espansione del proprio business supportando maggiormente i propri organismi interni alla costante ricerca di “agilità”.